Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
Pluteo: 70.37
Manoscritto membranaceo; guardie miste: I membranacea, II cartacea; I' membrancea (Su c. Iv nota ms. di E. Rostagno: "Pseudo - Callisthenes. (inde a l. I, 26. V. p. 27 apud Carolum Mueller, Parisiis, 1846)" Risguardia iniziale e finale membranaecea solidali rispettivamente con guardia iniziale I e guardia finale I.).
Palinsesto parziale alle cc. 1-3, 5-6, 8-13, 15-17, 22, 24, 25, 26, 27-28, 29, 30, 40, 42-43, 45
Databile 1100-1200
Cc.II + 47 + I
Mm. 160 x 120 (cc. 1 ). ; mm. 160 x 120 (cc. 12 )
Fascicolazione: 6 x 8;
Segnatura dei Fascicoli: Nell'angolo inferiore esterno pagine recto in lettere greche alle cc.16 (stigma), 32 (eta), 40 (iota).;
Scrittura e mani: testo su una colonna minuscola informale
Decorazione: Iniziali semplici.
Legatura: Legatura risalente agli anni 1551-1600 Italia Centrale. Occidentale Legatura medicea Materia delle assi: legno, Materia della coperta: pelle, Coperta con decorazione a secco. Elementi metallici: fermagli, borchie, lacci e/o bindelle, Timbro della Legatoria Bruscoli sul foglio di risguadia finale
Osservazioni: G. Cavallo, Manoscritti italo-greci e cultura benedettina (sec. X-XIII), in L'esperienza monastica benedettina e la Puglia. Atti del Convegno di studio organizzato in occasione del 15. centenario della nascita si San Benedetto (Bari, Noci, Lecce, Picciano, 6-10 ottobre 1980), a c. di C. D. Fonseca, I, Galatina 1983, p. 180: "[...] di sicura origine italo-greca - pur se, piuttosto, forse, di area calabro-sicula - è il Laur. 70.37 del secolo XII, il quale attesta, al pari del codice di Parigi, la cosiddetta recensione beta dello pseudo-Callistene." G. Cavallo, La cultura italo-greca nella produzione libraria, in G. Cavallo, I Bizantini in Italia, Milano 1982, pp. 558-559: "I titoli finora citati non escono, pur sempre, dal repertorio di letture e studi profani tradizionali dell'Italia meridionale bizantina, pur se tale repertorio si presenta più largo e articolato. Ma accanto a essi si incontrano autori e opere che indicano il rinnovamento di quello stesso repertorio. Nuova è la presenza di testi scientifici o scientifico-filosofici quali il commento di Proclo al primo libro degli Elementa di Euclide, Veneto Marc. gr. 306, i commentari di Teofane Smirneo alla matematica di Platone, Veneto Marc. gr. 307, il commento di Giovanni Filopono al De anima di Aristotele dato dall'Ambrosiano L 106 sup.: tali codici appartengono tutti al cuore del periodo normanno. inoltre s'incontrano opere paradossografiche più impegnative, biografie e letture di intrattenimento: le Vite dei filosofi di Diogene Laerzio, Napoletano III B 29 sempre del XII secolo, la Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato, dato dal cod. phi III 8 dell'Escorial, da riferire all'XI-XII, il romanzo Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio, contenuto nel Vaticano gr. 1349 (il quale, con il già ricordato Vaticano gr. 1391, è parte di uno stesso manoscritto), le Etiopiche di Eliodoro trasmesse dal Veneto Marc. gr. 410 riferibile, come il manoscritto Vaticano, al pieno XII, il Romanzo di Alesandro dello pseudo-Callistene, Laurenziano 70.37, dello scorcio dello stesso secolo. E' da osservare che quest'ultimo testo era stato portato fin dal X secolo da Costantinopoli a Napoli dall'arciprete Leone che ivi stesso ne fece una traduzione - tuttora conservata - per iniziativa ed esortazione del duca Giovanni III, ma, in quanto tale versione latina offre la recensione A del Romanzo di Alessandro, mentre il codice Laurenziano 70.37 qui citato ne attesta la recensione B, si deve ritenere che quest'ultima sia stata introdotta in area italiota per la prima volta nel corso dell'età normanna, mentre non pare che il testo originale greco dell'altra recensione abbia avuto una qualche diffusione nel Mezzogiorno d'Italia oltre il ristretto ambito napoletano in cui fu letto e tradotto. [...]". G. Cavallo, Scritture italo-greche librarie e documentarie. Note introduttive ad uno studio correlato, in Bisanzio e l'Italia. Raccolta di studi in memoria di A. Pertusi, Milano 1982, pp. 32-33: "Tra i codici che tramandano la recensione beta del Romanzo di Alessandro, il più antico, il Laur.70.37, uno dei testimoni-base, è riferito dubitativamente al secolo XIII da Leif Bergson, che da ultimo ne ha edito il testo. Nessuna localizzazione, anche solo largamente approssimativa, risulta proposta, nonostante si tratti di palinsesto nella cui manifattura sono stati riutilizzati fogli che, in quanto originariamente vergati in scrittura latina, dovevano indurre quanto meno al sospetto di una provenienza del codice da area occidentale. Ma un confronto tra la scrittura del Laurenziano e quella di una sentenza del gennaio 1523, emessa dal futuro re Ruggero II circa la proprietà di un mulino, non lascia dubbi sull'origine italo-greca del manufatto e ne impone una datazione al secolo XII. Ed invero, al di là di certe differenze vistose più che sostanziali, dovute al gusto per ghirigori, svolazzi e squilibri modulari specifico della mano documentaria, non vè dubbio che ci si trova di fronte alle stesse tendenze grafiche di fondo: si possono rilevare, quali caratteristiche comuni, l'alternanza tra alpha "normale" e alpha con occhiello di forma lanceolata, theta di regola alto e assai stretto, lambda largo e con il tratto da sinistra a destra fortemente allungato e ricurvo, pi di tipo maiuscolo, il legamento del segno tachigrafico di kai con alpha iniziale della parola seguente eseguito mediante un'ampia linea che, "a serpente", cade dall'alto verso il basso e risale.
Spazio di Scrittura: Mm. 120 x 91, 8
Scrittura: Greco; Altro; minuscola informale .

Descrizione Interna:
Carte: 1-47
in greco
Narratio Ficta
Nomi:

(autore) Ps.Callistene
Titolo: Romanzo di Alessandro (H. Van Thiel, Leben und Taten Alexanders von Makedonien. Der griechische Alexanderroman nach der Handschrift L, Texte zur Forschung, Band 13, Darmstadt 1974, 1,26 - 3,1,1).

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