Napoli, Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III"
Mss. ex-Viennesi: ms.ex.Vind.lat.2, cc. 42*-75
Manoscritto membranaceoCodice composito formato da 5 elementi (è descritta l'unità codicologica n. 2 (cc. 42*-75)).
Palinsesto parziale alle cc. 42*-62, 65-75 (Le cc. 42-46 e 71-75 sono organizzate in un quinione costituito da fogli riciclati da mss. latini, come anche le cc. 47-56. Il settenione formato dalle cc. 57-70 è composto da fogli riutilizzati provenienti da mss. greci, ad eccezione delle cc. 63-64).
Databile 0701-0800 (cfr. CLA III 394).
Cc. + 34 +
(Numerazione recente, a matita, che corregge e integra la cartulazione precedente. Il codice, una miscellanea eterogenea di fascicoli sciolti, si compone nella sua complessità di 160 carte, numerate 1-159, poiché il n. 42 è utilizzato due volte.).
Mm. 200 x 175 (cc. 48r ); mm. 210 x 175 (cc. 59r ); mm. 225 x 170 (cc. 72r ) (Nessun foglio ha conservato le dimensioni originarie)
Fascicolazione: Fascicolazione: si tratta di due fascicoli, 1 quinione (cc. 47-56) e 1 settenione (cc. 57-70), inglobati in sequenza in un altro quinione (cc. 42*-46 + 71-75) tra c. 46 e c. 71;
Specchio rigato: sono utilizzati quelli dei manoscritti antichi;
Disposizione del testo: Una colonna nelle cc. 53r-56v, 58r, 64v-75v. due o più colonne nelle cc. 42*r-52v, 57rv, 58v-64r.;
Scrittura e mani: minuscola irlandese;
Decorazione: Decorazione databile 0701-0800 (). Iniziali semplici.
Legatura: Legatura risalente agli anni 1801-1900 I fascicoli sono sciolti. Le singole unità di cui il codice si compone sono racchiuse in un contenitore di cartone rigido, del sec. XIX, a forma di libro con i piatti ricoperti in carta marmorizzata e la costa e gli angoli in pelle chiara.
Stato di conservazione: Cattivo; Danneggiamenti per:Fuoco; Le guardie hanno i margini gravemente danneggiati, ma il guasto non riguarda il testo. Il deterioramento si estende anche ai margini delle carte iniziali e finali del corpo del libro
Storia del Manoscritto: Il codice, una miscellanea eterogenea di fascicoli sciolti di diverso formato, si compone nella sua complessità di 160 carte, numerate 1-159, poiché il n. 42 è utilizzato due volte. E’ costituito da cinque unità codicologiche: 1 (cc. 1-42), 2 (cc. 42*-75), 3 (cc. 76-11 + 140-156 + 159), 4 (cc. 112-139), 5 (cc. 157-158). Si presenta attualmente organizzato in sette parti non numerate.Le singole unità sono racchiuse in un contenitore di cartone rigido, del sec. XIX, a forma di libro con i piatti ricoperti in carta marmorizzata e la costa e gli angoli in pelle chiara. Sul dorso ‘GRAMMATICI VETERES’ e, sotto lo stemma degli Asburgo, ‘BIBL. PAL. VIND. Cod. 16’. L’unità in oggetto è, come si è detto, avvolta da cartoncino leggero, oggi consunto e lacerato (a sua volta protetto da un foglio protocollo a quadretti): sulla parte anteriore, a matita, ‘Ms. Vind. Lat. 2’ e sotto ‘Blatt 43 (barrato e corretto dalla stessa mano in 42*) – 75E’ uno dei più importanti e famosi codici grammaticali provenienti dal monastero di S. Colombano di Bobbio. Le cc. 1-75 sono tutte palinseste, le restanti cc. 76-159 in pergamena non riutilizzata: solo alcune delle cc. 42*-75 sono costituite da fogli riciclati da manoscritti greci originari dell’Italia settentrionale. Il blocco palinsesto del codice fu prodotto a Bobbio nell' VIII secolo: del monastero benedettino sono conservati gli ’ex-libris ‘Liber sancti Columbani de Bobio’ annotati rispettivamente sull’estremo margine superiore delle cc. 1r e 43r. Le varie parti che costituiscono il napoletano furono ritrovate, insieme ad altri codici, nel 1493 da Giorgio Galbiate, che svolgeva indagini nella biblioteca bobbiese per conto di Giorgio Merula (cfr. FERRARI 1970, pp. 153-162). Il manoscritto fu acquistato da Aulo Giano Parrasio durante gli anni in cui visse a Milano, comunque prima del 1504: in nessuna delle parti del codice compare ora la nota di possesso.La biblioteca dell’umanista calabrese, com’è noto, fu legata ad Antonio Seripando e da questi al proprio fratello Girolamo. Quest’ultimo, generale degli Agostiniani, nel 1552 fondò la biblioteca del convento di San Giovanni a Carbonara di Napoli a cui fece dono dei propri libri. Nella libreria degli Agostiniani il codice fu visto da Jean Mabillon, come si deduce dalla proposta di datazione alla c. 1r ‘codex 600 ann.’. Nel 1718, per ordine dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, assieme ad altri libri di varie biblioteche napoletane, fu trasferito alla Hofbibliothek di Vienna dove rimase fino al primo dopoguerra. Durante l’esilio viennese il codice fu oggetto di studio da parte di due bibliotecari, Joseph von Eichenfeld e Stephan Ladislaus Endlicher che lo utilizzarono per la loro edizione di excerpta bobbiesi del 1837. Venne in seguito restituito all’Italia sulla base dell’art. 195 del Trattato di Saint Germain e dell’art. 4 della Convenzione artistica di Vienna del maggio 1920. Dopo essere stati esposti in mostra a Venezia e poi a Roma, i codici ex-Viennesi o ex-Vindobonensi, - un nucleo composto da 72 mss latini e italiani, da 22 greci e da 22 volumetti di un Corano in arabo -, furono consegnati alla Biblioteca Nazionale di Napoli nel giugno del 1923.
Storia dei nomi:
Nomi collegati alla storia del manoscritto. *Monastero di San *Colombano Bobbio (PC), possessore Aulo Giano Parrasio 1470-1533, possessore Antonio Seripando 1485-1531, possessore Girolamo Seripando 1493-1563, possessore *Convento di San *Giovanni a *Carbonara Napoli, possessore *Bobbio Piacenza, luogo di copia *Hofbibliothek Vienna, luogo di conservazione Jean Mabillon 1632-1707, lettore
Antiche Segnature:
Pal. Vind. cod. 16 (L'antica collocazione si legge sulla costa del contenitore in cartone rigido che racchiude l'inetro manoscritto).
Spazio di Scrittura: Mm. 205 x 150, 47r (ma anche mm 210x140 (c. 51r) o mm 195x140 (c. 72r))
Scrittura:

Descrizione Interna:
Carte: 42*-75
altra lingua (latino)
Grammatica
( per un quadro delle tipologie e delle tradizioni testuali presenti si veda per tutti O.PECERE, Prima dei classici: la cultura scritta a Montecassino da San Benedetto a Teobaldo in Virgilio e il Chiostro, Roma 1996, p. 73. )

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